DIWALI 2022

Il Diwali è la festa per eccellenza in India. La più popolare leggenda associata alla festa è
quella che tratta del ritorno del re Rāma della città di Ayodhya (Aiodia) dopo 14 anni di
esilio in una foresta. Il popolo della città, al ritorno del re, accese file (avali) di lampade
(dipa) in suo onore. Da qui il nome Dipawali o più semplicemente Diwali. Questo ritorno
simboleggia la vittoria del bene contro il male. La vittoria della luce contro l’oscurità. E’
sulla luce che voglio concentrare un po’ questa mia riflessione. La storia dell’uomo è
profondamente incrociata a quella della luce. Senza luce non vi sarebbe società di persone.
Prima della scoperta del fuoco, prima luce che è stata possibile riprodurre, la vita dell’uomo
era governata dai cicli del sole. Con l’avvento del fuoco si sono estese le possibilità di
comunione dell’essere umano.
Possibilità che fino a qualche tempo fa ci erano state limitate con il famoso “coprifuoco”.
Un termini che ha origine medioevale e che indicava l’ora in cui veniva coperto il focolare
nelle case, sia per evitare incendi sia per evitare assembramenti, perché si, senza il fuoco,
una luce era impossibile l’incontro tra le persone.

Nelle Upanisad sono presenti questi versi purificatori “Fa che io passi dal non essere
all’essere; dalle tenebre fa che io passi alla luce, dalla morte fa che io passi
all’immortalità!”
Il sacerdote è guida, guru, nel vero senso del termine, ossia colui che condivide il peso con
il fedele verso la strada della purificazione fino a condurlo fuori dalle tenebre.
Ad alcuni questi versi potrebbero risuonare noti. Chi è che si è trovato nell’oscurità e
tramite una guida, dopo un percorso difficile, di un’analisi interiore dice “E quindi uscimmo
a riveder le stelle”. Dante.
Con questa riflessione su Dante volgo il mio ricordo a Carlo Pedrazzo scomparso due anni
fa. Che a portato con noi Amici Biellesi il “peso” di questa missione di solidarietà

Oggi siamo qui insieme a festeggiare il Diwali a condividere la luce di questi lumini in un
clima di amicizia. Amicizia come quella che mi lega a Riccardo Zola e alla sua associazione
in onore di Padre Renzo Zola.

Io di Padre Renzo non ho molti ricordi, ma ho un racconto che mi è stato portato alla
memoria dai miei genitori.
Correva l’agosto 1988, da li a poco sarei dovuto venire in Italia, ma prima del viaggio di
ritorno Renata e Giorgio vennero accompagnati dalla missionaria Sr. Amelia a Wellington
alle pendici dei monti Nilgiri. In quel luogo facemmo la conoscenza di Padre Renzo Zola,
del suo credo di amore e donare verso il prossimo.

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